“Le religioni possono diventare fermento di fraternità e germe di coesione sociale”
“Essere qui ad Abu Dhabi e in particolare nella Abrahamic Family House, è essere dentro un sogno che prende corpo. Penso che per tutti noi sia importante essere qui perché è vedere che è possibile credere che le religioni possono diventare fermento di fraternità e possono convivere con un comune desiderio: stare nello spazio pubblico insieme per essere un germe di coesione sociale. E´ un bellissimo sogno. Vogliamo portarlo a casa, in Italia”. Con queste parole, mons. Derio Olivero, vescovo di Pinerolo e presidente della Commissione episcopale per l´ecumenismo e il dialogo, presenta l´esperienza appena vissuta da una delegazione della Cei che è stata dall´8 al 12 febbraio ad Abu Dhabi per l´incontro “Formazione e scambi nel contesto del Documento sulla fratellanza umana e delle sue ricezioni”. Il viaggio di formazione è stato organizzato dagli Uffici per il dialogo interreligioso ed ecumenico della Cei e del Vicariato apostolico dell´Arabia meridionale, e dalla Chiesa di San Francesco che è parte dalla Abrahamic Family House. Il vescovo Olivero guarda alla prossima Assemblea della Cei che sarà dedicata al tema dell´ecumenismo e del dialogo interreligioso. E dice: “Sarà sicuramente importante raccontare questa esperienza ai vescovi italiani e dire anche a loro che è possibile uno sguardo diverso di come essere chiesa, di come essere dialogo e di come tutto questo può essere importante per la società italiana”.
“Stiamo trascorrendo dei giorni molto belli qui ad Abu Dhabi, insieme con gli incaricati regionali per il dialogo interreligioso ed ecumenico della Conferenza episcopale italiana”, racconta mons. Paolo Martinelli, vicario apostolico dell'Arabia meridionale. “Sono giorni preziosi per noi come Chiesa nel Golfo, come Vicariato apostolico. Sono momenti di scambio, di incontro, di racconto vicendevole, di condivisione delle esperienze. Noi veniamo arricchiti nel sentire le esperienze che vivono in Italia coloro che sono incaricati di promuovere il dialogo interreligioso ed ecumenico e dall'altra parte per noi è molto interessante poter condividere le esperienze che ormai da tempo stiamo facendo in questa parte del mondo".
"Sono occasioni che ci fanno vedere come l'incontro, il dialogo, il cammino comune tra persone di fedi diverse siano un contributo significativo al bene della società, alla promozione di una società più fraterna, più umana, più giusta, capace di promuovere il bene comune e la pace per tutti”. L´auspicio – aggiunge mons. Martinelli – è che “in futuro anche altre Conferenze episcopali possano mandare qui i loro incaricati per condividere le esperienze e soprattutto per poter formare sempre di più ad un dialogo interreligioso ed ecumenico che mostri come l'esperienza religiosa sia essenziale per promuovere il bene nel mondo”.
Oltre ai momenti di scambio, di testimonianze e buone pratiche sia sul territorio italiano sia sul territorio del Vicariato, la delegazione Cei ha potuto visitare i principali luoghi di culto presenti negli Emirati Arabi Uniti: Chiese di molteplici denominazioni cristiane, Moschee, Templi Indù e Sikh e Sinagoga. Padre Stefano Luca, responsabile dell'Ufficio per il dialogo interreligioso ed ecumenico del Vicariato apostolico dell'Arabia meridionale, spiega che la metodologia pensata per questo “training” è unire le sessioni di approfondimento sul pensiero teologico alle visite in loco e all´incontro con i leader religiosi, con “coloro che si prendono cura di questi luoghi”, per una esperienza non solo teorica di dialogo ma anche “incarnata”. La delegazione della Cei ha visitato in particolare la Abrahamic Family House (AFH) che “rappresenta una significativa recezione del documento sulla Fratellanza umana, firmata il 4 febbraio 2019 da Sua Santità Papa Francesco e dal Grande Imam di Al Azhar, Ahmad Muhammad al-Tayyib ad Abu Dhabi. “Essere qui oggi per me – confida don Giuliano Savina, direttore dell´Ufficio Cei per il dialogo - è un segno fondamentale di quanto il documento sulla Fratellanza umana sia profetico non solo per le chiese cristiane ma anche per l´umanità. Essere qui è già un segno di ricezione di questo documento”.
(M. Chiara Biagioni)