Iniziative sociali / 10 marzo 2024
L´arcivescovo Gian Franco Saba incontra l´imam AbdellaouiSalaheddine in occasione dell´inizio del mese di Ramadan
Questa mattina monsignor Gian Franco Saba, arcivescovo metropolita di Sassari, ha ricevuto in episcopio l´imam di Sassari, Abdellaoui Salaheddine, accompagnato dal suo collaboratore Sabir Bouchaib. Nel corso dell´incontro l´arcivescovo ha consegnato all´imam il messaggio che ha inviato, in occasione del mese di Ramadan, alle comunità musulmane presenti nel territorio della diocesi turritana. Al tramonto di questa sera, infatti, avrà inizio il mese di Ramadan che segna il periodo sacro più importante per i musulmani.
Nel corso del colloquio, svoltosi in un clima di autentica fratellanza umana, l´arcivescovo e l´imam hanno convenuto di incontrarsi di nuovo, al termine del mese di Ramadan, per promuovere insieme alcuni momenti di riflessione attraverso la lettura di brani di autori spirituali al fine di consolidare le relazioni tra cristiani e musulmani, seguendo il percorso già avviato negli anni scorsi dalla Fondazione Accademia Casa di popoli, culture e religioni.
Di seguito il testo del messaggio dell´arcivescovo alla comunità musulmana.
ALLE COMUNITÀ MUSULMANE PRESENTI NEL TERRITORIO DELL´ARCIDIOCESI DI SASSARI
MESSAGGIO PER IL MESE DI RAMADAN E ‘ID AL-FITR
Care sorelle e cari fratelli musulmani che vivete nel territorio dell´Arcidiocesi di Sassari,
As-salamu ?alaykuma, Pace su di voi!
All´inizio del mese di Ramadan, il periodo sacro più importante per la comunità islamica, durante il quale commemorate la prima rivelazione del Corano al profeta Mu?ammad, desidero raggiungervi per manifestarvi il mio augurio e la mia vicinanza fraterna.
Anche quest´anno il mese di Ramadan coincide, per una parte, con il «tempo forte» della Quaresima, che prepara alla Pasqua, culmine dell´Anno liturgico e della vita di ogni cristiano. In questo tempo, la comunità cristiana ricorda i quaranta giorni che Gesù ha trascorso nel deserto prima di iniziare la sua predicazione nell´annuncio della «Buona Notizia», e al contempo fa memoria dei quarant´anni trascorsi dal popolo ebreo nel deserto del Sinai nell´esodo verso la Terra promessa.
Durante la Quaresima noi cristiani, e nel mese di Ramadan voi musulmani, dedichiamo un tempo particolare alla preghiera, alla meditazione, alla richiesta di perdono per i peccati, al digiuno, al distacco da ciò che è materiale e contingente.
Come ho avuto modo di condividere in altre occasioni, il digiuno che osserverete nel mese di Ramadan, seguendo l´esempio del Profeta, rappresenta un modo per ricordare Dio. Distogliere il corpo e la mente dalle cose terrene aiuta infatti a rivolgere tutto se stessi al Creatore. Digiunare significa, per noi cristiani, ricordarci che «Non di solo pane vivrà l´uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4), e che per voi musulmani «è prescritto il digiuno […] nella speranza che voi possiate divenire timorati di Dio» (Corano II, 183). Le nostre fedi, anche attraverso la pratica personale del digiuno, ci impegnano verso un´autentica comprensione del nostro legame a Dio, per rendergli lode e adorarlo. Si digiuna per Dio, non per sé stessi, sebbene il digiuno fortifichi l´autodisciplina ed educhi al sacrificio e alla rinuncia.
Il mio augurio è che il nostro e il vostro agire in questo tempo «sia una testimonianza della grandezza della fede in Dio che unisce i cuori divisi ed eleva l´animo umano» (Documento sulla Fratellanza umana). Preghiamo per la pace e perché la grazia di Dio ci aiuti a riconoscere ivalori che le nostre fedi condividono, pur consapevoli di quanto ci contraddistingue, ma accomunati dalla fede nel Creatore, Clemente e Misericordioso.
Con la speranza di poterci presto incontrare per testimoniare ancora una volta la fratellanza umana, e così proseguire insieme il percorso avviato dalla nostra Accademia “Casa di Popoli, Culture e Religioni”, vi assicuro la mia vicinanza nella preghiera, con i migliori auguri per un fruttuoso digiuno nel mese di Ramadan e un gioioso ‘Id al-fitr.
Che Dio Onnipotente ci aiuti a vedere sempre nell´altro un fratello da sostenere e da amare.
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