Il Santo Padre Papa Francesco negli scorsi giorni ha visitato la Mongolia per uno dei tanti viaggi apostolici che il Pontefice ha affrontato in questi anni: ben 43 in 60 diverse nazioni. Il viaggio assume in questa dimensione una connotazione interculturale di massima importanza. Una forma di apertura che abbraccia culture diverse e i valori delle altre religioni. Questa, come sottolineato dal Pontefice, è la strada che la Chiesa cattolica intende percorrere credendo fermamente nel dialogo ecumenico, interreligioso e culturale, offrendo a persone e culture il tesoro rappresentato dalla sua fede e rimanendo in atteggiamento di apertura e ascolto di quanto le altre tradizioni religiose hanno da offrire.
In questo senso il dialogo è un valore centrale poiché non appiattisce le differenze, ma aiuta a comprenderle, le preserva nella loro originalità e le mette in grado di confrontarsi per un arricchimento franco e reciproco.
Quante volte, al termine di un viaggio, ci siamo sentiti diversi, cambiati, arricchiti. È la bellezza della scoperta, dell´incontro, perché un viaggio ci porta a conoscere le storie di chi sta vivendo in un luogo diverso. Scoprire, guardare oltre, indagare, ascoltare, osservare e conoscere volti nuovi. Quanto è importante provare a mettersi nei panni di chi respira e vive altre culture. Questo è vivere nel concreto l´interculturalità, ovvero l'instaurazione e il mantenimento di rapporti culturali come forme di dialogo, di confronto e di reciproco scambio di conoscenze tra paesi o istituzioni o movimenti diversi.
In un mondo in cui la comprensione reciproca non è spontanea né automatica è importante raggiungere un metodo di comprensione del mondo che punta a superare i pregiudizi, rispettando le differenze. Una fraternità interculturale e interreligiosa, il dialogo come via, collaborazione come condotta, conoscenza reciproca come metodo, cultura come fondamento - per citare le parole di Gian Franco Saba che, nel manifesto programmatico di Fondazione Accademia, analizza l'attuale contesto culturale che vede manifestarsi una diffusa frammentazione del sapere. Di fronte a questa situazione si avverte la necessità di oltrepassare le frontiere che isolano i processi di ricerca e di apprendimento, che in questa situazione poco hanno da comunicare all'uomo contemporaneo. Oltrepassare le frontiere, dunque, non è una semplice operazione di laboratorio, ma un processo antropologico e insieme teologico, determinato dall'incontro delle pluralità di espressioni dell'essere umano.